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L’ottimismo delle stime dell’Upb: il Pil salirà del 5,8% nel 2021 e del 4,2% nel 2022
11 Ago, 2021

Previsioni “ottimistiche” rispetto alle altre istituzioni – sono loro stessi a definirle così – legate alla domanda interna, all’efficace utilizzo dei fondi europei e ad un favorevole andamento dei contagi. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha pubblicato la sua nota sulla congiuntura del mese di agosto, provando a prevedere l’andamento di breve-medio termine dell’economia italiana.

Nel 2021 la crescita del Pil potrebbe raggiungere il 5,8%, superando le previsioni iniziali contenute nel Def di aprile. L’Ufficio parlamentare di bilancio sostiene infatti che quest’anno l’economia italiana potrebbe beneficiare del forte incremento congiunturale del Pil del secondo trimestre. Tuttavia molto passa per il terzo trimestre che, secondo i modelli di previsione di breve periodo dell’Upb, sarebbe minacciato da una eventuale recrudescenza della pandemia ma dovrebbe continuare a registrare una espansione. Il ruolo chiave per la crescita del biennio successivo al drammatico 2020 lo avrà chiaramente la spesa pubblica, che trainerà la ripresa molto più della domanda estera (diversamente da quanto l’economia italiana ci aveva abituato nell’ultimo decennio). “Nel complesso del biennio di previsione le prospettive per la spesa interna sono favorevoli, grazie al forte supporto delle politiche economiche; il contributo alla crescita della domanda estera netta sarebbe invece appena positivo, in quanto la vivace dinamica delle esportazioni sarebbe pressoché bilanciata da quella degli acquisti dall’estero”, sostiene l’Upb. Dopo il 5,8% del 2021 si dovrebbe assistere ad un +4,2% nel 2022, quindi ad un rallentamento però sostenuto dal bilancio pubblico espansivo e l’utilizzo dei fondi europei legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

È proprio all’utilizzo dei fondi europei che l’Upb lega il recupero dei livelli del Pil pre-Covid. Stando infatti alle stime, il pieno ed “efficace” utilizzo delle suddette risorse incrementerebbe il Pil di circa due punti alla fine del 2022, una crescita tale da riportare l’economia italiana su valori vicini a quelli registrati prima dell’avvento della pandemia già nella prima metà del 2022. È lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio a sottolineare il fatto che le previsioni contenute nella nota sono le più ottimistiche tra tutte le principali istituzioni nazionali e internazionali (che, spiega la nota “sono state finalizzate prima del 30 luglio, quando sono stati diffusi dati sul PIL nel secondo trimestre decisamente migliori rispetto alle attese degli analisti”). Il Fmi ad esempio si limita ad un +4,9% nel 2021 e un +4,2% nel 2022, Banca d’Italia a +5,1% e +4,4% mentre la Commissione europea a +5,0% e +4,2%.

“L’uscita dalla profonda recessione del 2020 sarebbe in massima parte ascrivibile alla domanda finale interna (al netto delle scorte), che sosterrebbe l’espansione del PIL per oltre cinque punti percentuali quest’anno e quattro nel prossimo. Nella media del biennio di previsione, l’apporto degli scambi con l’estero e della variazione delle scorte sarebbe appena positivo”, recita la nota.

All’interno della domanda interna bisogna considerare i consumi privati che l’Upb prevede in rialzo del 4,0% nel 2021. Una variazione tendenziale che permetterebbe ai consumi di risollevarsi dai livelli più bassi toccati nel 2020 ma non di recuperare per intero la caduta. Quest’ultima nel 2020 ammontava al 10,7%, superiore alla contestuale caduta del Pil, generatasi da una combinazione di riduzione dei redditi da lavoro e vertiginoso aumento della propensione al risparmio a causa dell’incertezza su restrizioni e andamento dei contagi.

“Rispetto al quadro macroeconomico formulato dall’UPB per la validazione delle previsioni del DEF 2021, la dinamica del PIL è stata decisamente rivista al rialzo quest’anno (dal 4,4 per cento) per quasi 1,5 punti percentuali, mentre è stata sostanzialmente confermata per il prossimo”, si legge.

Uno spazio all’interno della nota è stato dedicato anche all’andamento dei listini delle materie prime cui impatto, per il momento, l’Ufficio parlamentare invita a non sovrastimare. Se infatti l’inflazione continua ad aumentare, le pressioni “di matrice estera, che riflettono anche il rialzo dei costi di fornitura e di trasporto, si trasmettono per il momento lentamente sui prezzi finali al consumo”.

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