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In Italia l’occupazione dei laureati è il 6% inferiore rispetto alla media europea
23 Dic, 2021

In Italia l’istruzione paga meno rispetto alla media europea. Lo sostiene Istat nel suo rapporto dedicato ai “Ritorni occupazionali dell’istruzione” dell’anno 2020. Secondo l’istituto di statistica infatti l’occupazione dei laureati in Italia si attesterebbe all’80,8% nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni. La media dei 27 Paesi dell’Unione europea, invece, raggiunge l’86,5%. In altre parole il possesso della laurea, in media, all’estero permette di trovare più facilmente una occupazione.

Approfondendo i numeri, però, si scoprirà anche che non è una criticità propria unicamente della laurea, quanto dell’istruzione superiore in generale. Anche il tasso di diplomati assunti è infatti inferiore alla media europea (il 70,5% dell’Italia contro il 75,7% del resto del continente).

Il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma sarebbe comunque evidente a livello nazionale. Il tasso di occupazione dei laureati risulta infatti essere superiore di circa 10 punti rispetto a quello dei diplomati, in forte crescita negli ultimi anni. “Sebbene per le giovani il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma sia più elevato rispetto alle donne più anziane, il tasso di occupazione femminile resta significativamente inferiore a quello maschile (74,8% contro 83,9% dei laureati; -1,1 e +0,5 punti la variazione tendenziale del 2020 sull’anno precedente)”, scrive Istat. “La ridotta domanda di lavoro nel Mezzogiorno, anche per i livelli di istruzione più elevati, determina il marcato divario territoriale nella quota di laureati occupati, che addirittura si amplifica tra i laureati più giovani. Nel 2020, la differenza tra Nord e Mezzogiorno nei tassi di occupazione dei 30-34enni laureati supera i 22 punti, nonostante la progressiva riduzione osservata dal 2014”.

È necessario però anche distinguere le aree a cui appartengono le differenti lauree, variabile che effettivamente condiziona la statistica complessiva. Nel 2020, ad esempio, il tasso di occupazione delle persone laureate in ambito umanistico e dei servizi è stato pari al 75,2% del totale. Percentuale che sale all’80,1% per l’ambito socio-economico e giuridico, quindi all’84,5% per l’ambito scientifico e tecnologico, con un picco all’86,4% per le lauree nell’area medico-sanitaria e farmaceutica “Il divario di genere nei ritorni occupazionali – a sfavore delle donne – è particolarmente ampio nelle discipline socio-economiche e giuridiche e in quelle tecnico-scientifiche (STEM), con un tasso di occupazione che è 10 punti inferiore a quello maschile”.

Il divario con l’Europa poi si ripercuote anche nel tasso di abbandono degli studi senza diploma. Nel 2020 si sarebbe infatti interrotta la ripresa occupazionale della fascia 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza raggiungere un titolo secondario superiore. Il tasso di abbandono è decisamente inferiore nelle ragazze (21,1%) rispetto ai ragazzi (40,5%) ma questo “vantaggio” si disperde poi una volta approdate nel mercato del lavoro. “Nel 2020, si dichiara occupato già dopo pochi anni dall’uscita dagli studi il 49,3% dei giovani che hanno conseguito il diploma contro il 33,2% dei coetanei che hanno abbandonato gli studi (Figura 6). Ma il basso tasso di occupazione di questi ultimi non deriva da uno scarso interesse a entrare nel mondo del lavoro quanto dalla reale difficoltà a trovare un’occupazione”.

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