Introduzione di formule più elastiche di pensionamento che possano garantire un ricambio generazionale.
Questa, secondo un’analisi di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, potrebbe essere una soluzione per riformare il sistema pensionistico italiano: una Quota 100 o 102 veramente flessibile, quindi, che combini anzianità contributiva e vecchiaia, in luogo della formula rigida finora prevista dalla normativa, con lo scopo di dare un input al mercato del lavoro, favorendo il ricambio generazionale.
Dalle elaborazioni della Fondazione Studi effettuate sulla base dei dati Inps, sono circa 470mila i lavoratori di età compresa tra i 61 e i 66 anni che presentano un’anzianità contributiva superiore ai 34 anni e inferiore ai 41, soglia a partire dalla quale si può accedere alla pensione di anzianità.
Secondo la Fondazione Studi, però, le considerazioni sulla flessibilità devono necessariamente tenere conto delle necessità di contenimento della spesa e di sostenibilità dei costi a carico dello Stato in un’ottica di corrispondenza tra contribuzione effettivamente versata e oneri correnti di spesa pensionistica. Per questo motivo, solo considerando il valore medio delle future pensioni anticipate sarà possibile mettere a terra una formula che riduca il valore della pensione per garantirne la sostenibilità.
Per raggiungere tale scopo si delineano quindi due possibili scenari: una parziale conversione al metodo contributivo per i beneficiari di quote retributive di pensione o, ancora, una riduzione percentuale proporzionale all'anticipo, secondo un meccanismo analogo rispetto a quello originariamente previsto dalla Riforma Fornero, per chi accedeva alla pensione anticipata con meno di 62 anni.
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